Il vino non fa buon sangue…nei bambini
L’OMS sostiene che i giovani fino ai 15 anni non devono consumare alcool perché non riescono a metabolizzarlo.
Peccato che il 17% dei ricoveri in pronto soccorso, causati da alcool, riguardano minori di 14 anni, alla faccia della legge che vieta la somministrazione e la vendita di sostanze alcoliche ai minori di 18. E se è vero che quelle che sono state per molte tempo definite le stragi del sabato sera (che spesso hanno visto coinvolti giovanissimi conducenti annebbiati dall’eccessivo consumo di alcol) sono andate diminuendo come numero complessivo di vittime negli ultimi 5 anni, è altrettanto vero che il “binge drinking” (bere molto in poco tempo) è una pratica in aumento tra i giovani e i giovanissimi con conseguenze drammatiche nelle “16 ore maledette” che vanno dalle 22 alle 6 del venerdì e dalle 22 alle 6 del sabato. E quindi, se leggi più severi, maggior controllo da parte delle forze dell’ordine, etilometri, ritiro della patente, sequestro del mezzo e qualche spot pubblicitario hanno ridimensionato la conta delle vittime degli incidenti causati dall’abuso alcolico, questo rimane comunque una piaga.
Gli psicologi che si occupano di giovani sostengono che le motivazioni vadano ricercate nel desiderio di diventare grandi alla svelta, di differenziarsi dagli adulti, di sperimentare emozioni forti per il gusto della trasgressione e sentirsi appartenenti al gruppo. L’importante è bere alcolici di alta gradazione in grande quantità per arrivare presto allo sballo.
Difficile esprimersi sul modo di affrontare questo problema.
Per quanto mi riguarda, credo che sia necessario un dialogo continuo e nello stesso tempo una costante azione di monitoraggio.
Occorre, secondo il mio modestissimo parere, accettare qualche sconfitta, ma non abbassare mai la guardia.
Al ritorno dalle notti “brave” ho sempre controllato gli occhi di mia figlia. Ho annusato il suo alito e, sconfitta, ho scoperto che fuma. Ho cercato segnali di uso di sostanze, fortunatamente non trovandoli. Ho in casa l’etilometro, che finora ho adoperato come deterrente. E ho fatto mio e mi porto nel cuore, non senza un po’ di angoscia, lo slogan “Meglio un figlio senza una patente, che una patente senza figlio”.
Spero in una buona dose di fortuna e conto sul senso di responsabilità che questa giovane donna finora ha dimostrato di possedere.
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