Questa casa non è un albergo!

Ogni tanto il pensiero di mia madre torna prepotentemente alla mia mente, evocato da un ricordo o da un’immagine che me la rammenta. Mi assale all’improvviso come un vuoto nello stomaco che tristemente si dilata.
Presenza costante quella di mia madre, a volte pesantissima, ma sempre indispensabile, tant’è che fino alla sua morte non ho trascorso un giorno senza farle visita o senza telefonare.
Però oggi non voglio parlare di lei, in primo luogo perché il ricordo di una persona amatissima che se ne è andata deve rimanere un fatto privato e poi perché in questi frangenti è alto il rischio di cadere nel patetico, cosa che non mi si addice e che soprattutto mia madre non merita.

Voglio invece parlare di me, della mia difficoltà ad essere madre e degli errori che ripeto con ammirevole costanza ogni volta che mi accorgo di dire le stesse cose che mia madre rimproverava a me.  Massime lapidarie come “Questa casa non è un albergo!” oppure, sempre per rimanere saldamente fedeli all’ovvio, “Con tutto quello che faccio per te, così mi ripaghi?” sono ritornelli transitati, come una preziosa eredità, dal bagaglio sapienziale di mia madre a quello altrettanto ferreo di sua figlia.

Non mi resta che ricorrere al solito studio, della solita università americana che stavolta sostiene che i figli adolescenti, quando i genitori li riprendono, spengono letteralmente il cervello (pare proprio che vengano bloccati dei neurotrasmettitori). Se così fosse, si spiegherebbe perfettamente perché il 100% dei rimproveri materni, a dispetto della legge dei grandi numeri, finisca sempre con il medesimo risultato e cioè abbia un effetto praticamente nullo.
Questo suggerirebbe di smetterla con le ramanzine e le minacce. Ma la cosa non è così facile, almeno per quanto mi riguarda, e l’incrollabile fiducia nel potere delle parole di buon senso finisce per consigliarmi la caparbia riproposizione delle buone abitudini tramandate dai miei genitori.
Qualcuno dirà che tutto ciò, oltre che sbagliato, è soprattutto inutile. Sarà, ma io continuo a credere nel valore formativo dell’errore, soprattutto quando è sorretto dalla forza tranquilla e potentissima del sentimento.
Le mie figlie sono una priorità e io le adoro. Quello che mi auguro, nonostante tutti i miei errori, è di essere riuscita a trasmettere loro la capacità di crescere in autonomia, di allontanarsi dai propri genitori con serenità e di costruirsi una famiglia unita nella consapevolezza che io e il loro padre rappresentiamo comunque e sempre un porto sicuro dove trovare riparo quando il mare è agitato.
2017-09-15T09:30:40+00:00 Friday, August 11th, 2017|

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